OPTIMAI, prende il via la sfida zero difetti H2020!
12 Aprile 2021EU Innovation Radar identifica Youbiquo come “innovatore chiave” con un’innovazione “ready to market”
13 Aprile 2021La crescita delle piccole e medie imprese è strettamente legata all’innovazione digitale. L’88% degli imprenditori italiani ne è pienamente consapevole sebbene soltanto il 26% di queste aziende ha raggiunto un livello di maturità tecnologica competitiva in ottica internazionale.
Quanto detto si evince dalla ricerca sul rapporto tra imprese italiane ed Industria 4.0 dell’Osservatorio Innovazione digitale nelle Pmi del Politecnico di Milano. L’Osservatorio Innovazione Digitale nelle PMI studia la digitalizzazione delle oltre 200mila Piccole e Medie Imprese presenti in Italia, ossia le realtà che hanno tra i 10 e i 249 addetti e un fatturato inferiore ai 50 milioni di euro annui. Sebbene esse rappresentino numericamente solo il 5% del tessuto imprenditoriale, sono responsabili da sole del 41% dell’intero fatturato generato in Italia, del 33% dell’insieme degli occupati del settore privato e del 38% del valore aggiunto del Paese.
La reticenza nell’allocare investimenti in digitalizzazione è data da una visione imprenditoriale orientata al breve termine, dall’altra dalla presenza di alcune barriere, quali i costi di acquisto dei servizi digitali percepiti come troppo elevati (27%), la mancanza di competenze e di cultura digitale nell’organizzazione (24%) nonché lo scarso supporto da parte delle istituzioni (11%). Su quest’ultimo punto, si riscontra anche una scarsa conoscenza da parte di chi guida le aziende degli incentivi messi in campo dal Governo, in particolare nel Centro e Sud Italia: si è rilevato che ad esempio il 68% degli imprenditori non è aggiornato sui voucher consulenza in innovazione promossi dal Mise.
La scarsità degli investimenti in innovazione e digitalizzazione delle piccole e medie aziende italiane è conseguenza diretta delle carenze di competenze.
In quasi la metà delle piccole e medie imprese italiane la direzione dell’area ITC è del Responsabile IT il quale, il più delle volte, è impiegato a gestire attività di manutenzione ordinaria dei sistemi informatici. Soltanto nel 20% dei casi è presente un Innovation Manager e nel 18% esiste una figura dedicata a uno specifico ambito del digitale. La difficoltà ad acquisire competenze specifiche comporta la scelta dell’outsourcing a scapito della crescita del know-how aziendale. Tutto ciò determina la perdita di opportunità digitali strategiche in termini di competitività data la mancanza di controllo sulle attività esternalizzate.
Cosa diversa dall’outsourcing è la creazione di reti di impresa volte alla collaborazione diretta ad obiettivi comuni. Il network, soprattutto, nel deep-tech è cruciale per portare sul mercato soluzioni tecnologiche innovative chiavi in mano il cui valore diventa facilmente percepibile dal cliente finale. L’innovazione crea bisogni e trova soluzioni rispetto alle quali gli utenti vanno stimolati ed educati.
È in questo clima che entrano in gioco i Digital Innovation Hub. I DIH hanno il compito di stimolare e promuovere la domanda di innovazione del sistema produttivo, rafforzare il livello di conoscenze e di awareness rispetto alle opportunità offerte dalla digitalizzazione e sono la “porta di accesso” delle imprese al mondo di Industria 4.0.
La Commissione Europea, ad aprile 2016, ha adottato la Comunicazione “Digitising European Industry” per promuovere i processi di trasformazione digitale delle imprese con una politica industriale attenta al rilancio di investimenti innovativi e alla creazione di un sistema dell’innovazione, rafforzando il collegamento tra Ricerca e Industria.
L’azione si basa su una rete di soggetti composta da Competence Center (CC) e Digital Innovation Hub (DIH).
Per attuare le diverse misure adottate il piano della Commissione ha:
- promosso un investimento di 500 milioni di euro (Horizon 2020) per una rete europea di DIH, in cui le imprese possono sperimentare le tecnologie digitali e condividere Best Practice;
- lanciato la piattaforma europea delle iniziative nazionali sulla digitalizzazione industriale affinché le misure adottate dagli stati membri possano essere complementari e rafforzarsi reciprocamente;
- definito un’agenda europea per lo sviluppo delle competenze digitali;
- proposte misure per favorire il libero flusso di dati nella UE.
I DIH di Confindustria hanno prevalentemente dimensione regionale o interregionale e operano attraverso “antenne territoriali” in collaborazione con le Associazioni di Confindustria.
Direttamente o tramite l’ecosistema dell’innovazione (Università, Competence Center, Cluster, Test Lab/Centri di Player Industriali/Servizi ICT, Centri di Ricerca; parchi scientifici e poli tecnologici, Incubatori di Start up, Fab Lab, Investitori, Enti Locali), le attività che i DIH svolgono a favore delle imprese sono focalizzate su:
- sensibilizzazione e formazione sulle opportunità connesse all’applicazione di tecnologie 4.0, attraverso l’organizzazione di seminari, workshop e visite di studio;
- assessment della maturità digitale: supporto nell’utilizzo di strumenti di valutazione della maturità digitale, definizione della roadmap per la trasformazione digitale dei processi aziendali e accompagnamento nell’elaborazione di progetti 4.0;
- orientamento verso l’ecosistema dell’innovazione: competence center nazionali ed europei, smart factory e demo center, fabbriche faro, università, parchi tecnologici, cluster tecnologici, centri di ricerca pubblici e privati, centri di trasferimento tecnologico, incubatori e fablab.
La digitalizzazione e l’Industria 4.0 italiana devono passare attraverso questo ecosistema perché l’Italia possa valorizzare i propri talenti e affinché le aziende tecnologiche italiane ed europee possano avere un concreto vantaggio competitivo nel panorama internazionale.